Nessuno è straniero su questa terra. Testimonianze artistiche di Maria Beatrice Coppi
«Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri». Lorenzo Milani
Maria Beatrice Coppi ritrae, attraverso le sue opere, la tragedia dell’immigrazione clandestina di esseri umani che fuggono dai loro paesi d’origine con la speranza di migliorare le loro vite. Volti senza nome che vengono spesso ripresi in gruppo dentro fatiscenti barconi e di cui si parla in modo quasi distaccato nei vari notiziari e che ci induce spesso a spegnere la televisione per non dover ascoltare i soliti discorsi retorici di politici che accusano altri colleghi di tale emergenza umanitaria. E noi, con la nostra mente affollata da problemi ben diversi da tali esseri umani, spesso li guardiamo in modo distratto e velocemente e commentiamo con la solita frase che si ripete in modo costante: “Poverini, che tragedia“, consapevoli della nostra impotenza di fronte ad una simile emergenza.
Secondo l’artista vi è l’obbligo di trasmettere alla società messaggi che invitino a non distogliere lo sguardo dalla sofferenza; e attraverso le sue opere artistiche, Maria Beatrice Coppi racconta una tragedia quotidiana che resterà impressa nella memoria dei nostri posteri, e attraverso cui traspare tutta la sua capacità di immedesimarsi nel dolore degli altri.
La mostra di Pittura e Scultura Luci e Oscurità (1 – 30 ottobre 2016 | Firenze) attraverso l’esposizione dei lavori di Maria Beatrice Coppi, declinerà, tra l’altro anche la tematica dell’immigrazione.
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